“Marketing persuasivo” con queste parole andiamo a definire qualcosa che in realtà esiste da sempre. Nel corso della nostra esistenza abbiamo assistito a tentativi di tutti i tipi di far apprezzare qualcosa, di convincere un’altra persona della bontà di un prodotto o di un servizio; pensiamo alle trattative di venditori e casalinghe nei mercati, all’allestimento di fantasiose vetrine nei negozi, alla realizzazione di altisonanti slogan pubblicitari, all’affissione di sgargianti manifesti pubblicitari fino alla realizzazione di surrealistici spot televisivi. Ognuna di queste “creazioni” sono state ideate e messe in atto nel tentativo di far conoscere il proprio prodotto in concorrenza con altri, al tentativo di rendere desiderato qualcosa che non faceva ancora parte delle altrui esigenze, magari nuovo o mai sperimentato.

Fin dall’antichità facendo uso di eloquio all’inizio e poi con altre forme comunicative ed espressive l’uomo ha cercato di “fare marketing” dei propri prodotti, delle proprie idee sulla vita per ragioni politiche o commerciali. Il mondo, da un punto di vista materiale, si regge sullo scambio e nuovi prodotti e nuovi mercati sono necessari per muovere gli ingranaggi di questa nostra società.

Gran parte del progresso lo si deve al continuo sforzo per dominare commercialmente, economicamente o politicamente i propri contendenti e una delle armi è rappresentata dall’arte di convincere altri ad avvalersi dei propri prodotti, dei propri servizi condividere le proprie idee, a parteggiare per una causa.

La battaglia per l’esistenza nel campo commerciale è vinta da coloro che sanno meglio padroneggiare l’arte di suscitare l’emozione desiderata per ottenere la vendita dei propri prodotti e servizi in contrapposizione ai propri concorrenti.

Con l’affinarsi della conoscenza ci si è resi conto che gran parte delle scelte vengono fatte più sull’onda emotiva che non su ragioni logiche e si è quindi fatto sempre più uso della “psicologia” per suscitare le reazioni volute.

Sono stati messi a punto modi raffinati di creare nuove esigenze, nuove mode, sostenere ideali o spostare il consenso di intere popolazioni. Si tratta di un’arte raffinata costantemente usata da governi, grandi aziende, visionari per muovere nelle direzioni desiderate intere folle di “consumatori”, creare “proseliti” della propria causa, cambiare orientamenti.

Quindi sì, il marketing può e deve essere capace di spingersi al di là di quanto già richiesto dal mercato per proporre nuovi prodotti, nuovi messaggi che potrebbero essere apprezzati, desiderati, condivisi dal pubblico non può limitarsi a soddisfare bisogni già manifesti. Questo ovviamente coinvolge il fattore etico che deve essere incluso e fa parte della strategia di lungo periodo che coinvolge interamente il futuro dell’azienda stessa.